IL CIRCONDARIO DELLE CORTI DEL PODIENSE
Qui la natura è stata balzana. Nel corso dei secoli ha generato animali e piante che per loro conformazione e stravaganza non trovano esseri analoghi in altre regioni o plaghe. E' del circondario del Poggio che ci siamo occupati, tralasciando i vegetali dei quali poco assai è rimasto a causa dell'estensione delle colture che negli anni hanno trasmutato la terra incolta e boschiva ad unico e solo uso del pane. Nel circondario delle corti podiensi è diceria di popolo vivano animali incredibili, che compaiono solo e soltanto in determinati periodi dell'anno.
    Alcuni di questi selvatici esseri son mansueti e la lor carne è buona per il sostentamento degli uomini che quivi dimorano. Altri son feroci, vagabondi e metton timore, se non paura, nei tapini che hanno la sventura di incontrarli o di udire il loro alto grido.
    Che si voglia credere o no alla relazione che poi segue, basti meditare di come questi animali sian entrati nelle leggende e nelle novelle che inorgogliscono i vecchi, fanno ardimentosi i giovani e stupiscono a maraviglia pargoli e fanciulle.
    Sin a pochi secoli fa nel circondario vivevano e proliferavano cervi, lupi, cinghiali, volpi, orsi e lontre in quantità. Ma poi, a causa delle vessazioni dei villani, degli uzzoli dei valvassori e dei capricci del Po e delle stagioni, essi scomparvero ovvero migrarono.
    A convivere con gli animali che noi conosciamo e di cui per nulla ci stupiamo, ve ne sono altri che per la loro tempra e fortuna sono sopravvissuti in poco o medio numero. A causa dei loro istinti innati, della loro minuscola intelligenza e del gran rischio che corrono ogni giorno, son sparute ed uniche le volte che fan comparsa in luoghi, zone e corti particulari.
    Va ben detto che qui si parla del momento odierno, mentre le origini risalgono a tempi assai remoti, che la memoria umana non comprende se non nelle istorie tramandate di padre in figlio nei filò abituali nelle stalle.
    Orquindi, il circondario delle corti del Poggio, che fu prima di Matilde la gran Contessa e poi dei Gonzaga signori di Mantova, ha notevole estensione ed il popolo è massimamente raggrumato nel grosso borgo, detto piazza. La restante gente vive e lavora nelle disperse corti.
    La plaga ove sono gli incredibili animali di cui detto, può essere illustrata in minime e semplici battute. Non arrischiatevi però, soli e mal armati, a mettervi sulle orme di codeste creature, perchè la sicurezza vi tradirrebbe, la dignità dei tempi nuovi non vi sarebbe amica e il terreno porgerebbe mille insidie: nebbie, foreste, acquitrini, radure e briganti.
    Il luogo della fantasia ha come confini la estesa palude della Gardignacula a meridione, fin sotto il territorio della Mirandola, Quarantola e Passo de' Rossi, sempre a mezzogiorno, insieme alle Valli Salse, la Falconiera e la Boccazzola. A oriente il temibile Dosso dell' Inferno, fucina di lugubri racconti, Dragoncello ed il Fenil de' Frati, dipendenza del monastero di San Benedetto in Polirone. Poi a settentrione Parolare e l'antica pieve del Ghisione, il borgo di Magnacavallo dove il Guerin Meschino fece pascolare il suo destriero. Infine a occidente, a limite c'è la Val di Rame di Mulo, la strada tortuosa della Candela ed il feudo delle Signate.
    Qui correvano vari corsi d'acqua come il Bondeno e il Burana. V'erano foreste di querce, pioppi e carpini, pantani e lande tanto malsani da tener lontani gli uomini ardimentosi e malcuranti della neve o del sol a picco. Son qui le creature che andremo a descrivere. Esse sopravvivono in soli e pochi luoghi a loro confacenti.
    Con questo studio approfondito desideriamo tener a memoria dei posteri le osservazioni, i disegni e i proverbi riferiti ad ognuno di questi occulti animali. E' comunque nella stagione che va dal settembre all'aprile il tempo più adatto per vederne le tracce, udirne la voce e sentirne le storie.
Va ben detto, altresì, che i pochi esemplari che ancor resistono amano le zone che tuttora conservano le caratteristiche tipiche delle antiche foreste, dei putridi acquitrini, degli agrari granari e cantine. Ad ogni buon conto, al di là di scetticismo o critiche moderni, come i medioevali Unicorni e Ippogrifi, gli incredibili animali del Podiense non sono morti, ma solo assopiti.
Il circondario podiense, parte del Ducato di Mantova, da "Italia" di Giovanni Antonio Magini (1555-1617). Atlante dedicato al Serenissimo Ferdinando Gonzaga Duca di Mantova e di Monferrato.